{"id":8,"date":"2023-07-19T19:09:08","date_gmt":"2023-07-19T17:09:08","guid":{"rendered":"http:\/\/80.211.238.222\/wp-pavarolo\/?page_id=8"},"modified":"2023-07-27T11:35:34","modified_gmt":"2023-07-27T09:35:34","slug":"chi-siamo","status":"publish","type":"page","link":"http:\/\/80.211.238.222\/wp-pavarolo\/index.php\/chi-siamo\/","title":{"rendered":"Storia"},"content":{"rendered":"\n
STORIA DEL COMUNE DI PAVAROLO<\/strong><\/p>\n\n\n\n A cura di Marco Calliero<\/p>\n\n\n\n Dalle origini al Rinascimento<\/em><\/strong><\/p>\n\n\n\n Il Comune di Pavarolo \u00e8 situato sul versante meridionale delle colline del Po sopra un complesso di rocce sedimentarie marine, ricche di fossili, risalente all\u2019era Terziaria. Pavarolo si pu\u00f2 raggiungere dalle antiche strade di Baldissero, Cordova e Bardassano, ma la strada pi\u00f9 agevole \u00e8 la statale che congiunge Chieri con Gassino. Il suo territorio \u00e8 attraversato dai rivi Morto, Bossola e delle Boie, in secca per molti mesi all\u2019anno. Il suolo \u00e8 in buona parte agricolo, mentre i boschi, che ancora nell\u2019Ottocento ne ricoprivano la quinta parte, sono oggi molto ridotti.<\/p>\n\n\n\n Il toponimo variamente indicato (Pavairolus, Pavairolius, Pavarolius) viene accostato dall\u2019Olivieri alla voce dialettale \u201cpaver\u201d, ovvero \u201cgiunco\u201d, il cui uso non \u00e8 per\u00f2 documentato in Piemonte. Nel 1034 un documento parla della localit\u00e0 detta \u201cPaverium\u201d. Ma la prima citazione sicura del luogo, del suo castello e della pieve di San Secondo si fa risalire al diploma del 1047 di Enrico III; in esso l\u2019imperatore confermava ai canonici torinesi di San Salvatore molti possedimenti in terra chierese. Assegnata nel 1164 da Federico Barbarossa a Guglielmo marchese di Monferrato, la localit\u00e0, di fatto, orbit\u00f2 sempre attorno al Comune di Chieri che nel 1235 riconobbe \u201ccittadini e confederati\u201d i suoi signori locali. Pavarolo segu\u00ec le sorti del potente vicino anche quando Chieri si sottomise ai Savoia nel 1347; durante il conflitto che vide contrapposti i Savoia e il Monferrato, nell\u2019ultimo scorcio del XIV secolo, fu assediata e conquistata dalle soldatesche di Facino Cane al servizio dei Monferrini e solo nel maggio del 1400 venne liberata dai Chieresi. Dalla pace definitiva, conclusa nel 1411, gli eventi esterni la sfiorarono sempre marginalmente. Fu poi feudo dei Simeoni-Balbis, dai quali sarebbe indi passato ai Ferrero di Ormea.<\/p>\n\n\n\n Dal Seicento ai giorni nostri<\/em><\/strong><\/p>\n\n\n\n La posizione geografica di Pavarolo, luogo cos\u00ec vicino ad una \u201cmetropoli\u201d come Torino, ma allo stesso tempo cos\u00ec defilato, appartato, quasi nascosto, ha determinato una situazione di sostanziale stallo, grazie alla quale la pace, le abitudini, le tradizioni qui si sono conservate e tramandate per secoli, senza essere turbate da nulla o quasi.<\/p>\n\n\n\n Durante la guerra di successione spagnola fu conquistata, per breve tempo, con Bardassano e Sciolze, dai Francesi. Nessuna notizia si ha della peste del 1630, che nei paesi collinari fu molto meno violenta rispetto al basso chierese. A inizio Settecento Pavarolo diviene Comune a s\u00e8 stante, staccandosi da Chieri. L\u2019assedio francese di Torino nel 1706 qui non lascia tracce documentarie, neanche il transito delle truppe austriache restauratrici che si opposero alle orde rivoluzionarie. Negli ordinati del 1767 si parla invece del feudatario di allora, l\u2019illustrissima marchesa Ferrero di Ormea, contessa del luogo di Pavarolo (cfr. doc. ASCP 1691). Poche notizie indirette anche rispetto agli anni dell\u2019Unit\u00e0 d\u2019Italia. Molto pi\u00f9 incisiva rispetto agli eventi della \u201cgrande storia\u201d fu la tromba d\u2019aria passata di qua nel 1792. Anche i documenti, pochi peraltro fino all\u2019Ottocento, confermano questa condizione se vogliamo \u201cprivilegiata\u201d, turbata in maniera tangibile solo durante la Seconda Guerra Mondiale.<\/p>\n\n\n\n Nella Pavarolo di fine Ottocento tenevano banco alcune questioni locali, molto pi\u00f9 sentite. Ad esempio, quella per decidere se dotare o no di una nuova scuola la frazione Tetti Varetto, cos\u00ec come auspicato dal famoso \u201clascito Varetto\u201d del 1887 (cfr. doc. AEAP 2). Ne deriv\u00f2 una controversia tra gli abitanti del \u201ccapoluogo\u201d e quelli della frazione, sfociata addirittura in una rissa nel 1902 allorquando quei di Tetti Varetto manifestarono desideri di secessione, chiedendo cio\u00e8 di entrare a far parte del Comune di Bardassano. Altrettanto vivace e ricca di documentazione (cfr. doc. ASCP 1058) la questione dello stagno esistente sotto la torre comunale. Nel 1902 il prefetto di Torino propose di colmarlo, per questioni igieniche, ma la popolazione insorse adducendo all\u2019utilit\u00e0 di tale acqua per coltivazioni e bestiame. Egli propose allora la trivellazione di un nuovo pozzo, ma il sindaco di Pavarolo si oppose dicendo che era sufficiente l\u2019incremento dello sfruttamento di quello esistente in localit\u00e0 Olmetto. Alla fine, si giunse alla decisione di scavare un nuovo pozzo nel centro del paese, e questo fu nel 1903: venne costruito nel cortile della scuola materna, e fornito di una pompa idraulica che rifornisse il nuovo abbeveratoio-lavatoio sottostante, forse lo stesso ancor oggi visibile presso la torre civica (cfr. doc. ASCP 1059).<\/p>\n\n\n\n Poi arrivarono le guerre mondiali. Cos\u00ec si rilevano le partenze dei giovani pavarolesi per il fronte, le indagini per rilevare eventuali presenze \u201cnon ariane\u201d (cfr. doc. ASCP 931), etc. Un comunicato del 19 sett. 1948 (cfr. doc. ASCP 839) dichiara che durante la guerra si era verificata una sola incursione aerea notturna, il 21 nov. 1942, durante la quale numerosi spezzoni incendiari caddero in campagna ma anche nel concentrico del capoluogo. Nessun danno ad abitazioni e persone, solamente un\u2019azienda agricola colpita con distruzione della stalla-fienile. Dopo il triste bilancio della Seconda Guerra Mondiale e insieme quello della guerra civile tra fascismo e antifascismo, Pavarolo si avviava a riprendere finalmente il proprio tranquillo cammino.<\/p>\n\n\n\n Arte e monumenti<\/em><\/strong><\/p>\n\n\n\n Il castello<\/strong> che domina la collina di Pavarolo \u00e8 un\u2019imponente costruzione militare risalente al XIV secolo. Gi\u00e0 esistente nel XI secolo, fu propriet\u00e0 dei Segnorino a fine Duecento, poi venduto ai Ghirardo, e passato ai Vastapane a inizio Seicento. Modificato nel corso dei secoli con l\u2019adattamento dell\u2019architettura da fortificata a residenziale, si vide privato di elementi caratterizzanti come le merlature e le antiche finestre ad arco acuto (di cui sono ancora rilevabili le tracce), sostituite da una serie di finestroni rettangolari. Rimane peraltro la base della bertesca, ossia la torretta pensile cilindrica munita di feritoie posta in capo ad uno spigolo del castello. Persa definitivamente la sua funzione difensiva, nel 1835 era posseduto per met\u00e0 dal sig. notaio e causidico Giovanni Lorenzo Bosco, del fu speziale Ludovico (cfr. doc. ASCP 2074, pagg. 238 e 250), il quale segnalava in coerenza verso mezzogiorno \u201cli siti pubblici\u201d (vale a dire la sede comunale). Passa poi dalla \u201ccontessa Gloria\u201d, e nel 1881 dai Debenedetti ai Pansoia; nel 1884 viene venduto alla contessa Garneri, che nel 1920 lo cede ad un gruppo di uomini di San Mauro Torinese. Questi nel 1924 lo vendono infine agli attuali proprietari, gli Zavattaro Ardizzi.<\/p>\n\n\n\n