4. Gelsi e produttori di bozzoli a Pavarolo

Fino alla metà del ‘900 in Piemonte era presente l’allevamento di bachi da seta, legato indissolubilmente alla coltivazione della pianta del gelso, le cui foglie erano utilizzate per alimentare i bachi. Nei secoli scorsi erano molte le famiglie contadine che allevavano i bachi, dai cui bozzoli le filande ricavavano la preziosa seta naturale, usata per il confezionamento di tessuti, intimo, calze, foulard, abiti eleganti, paramenti sacri.
Esistono negli archivi comunali documenti storici che ci raccontano l’importanza dei gelsi nel passato e che attestano come le autorità civili si facessero carico, in linea con le leggi del governo centrale, di promulgare le norme per la salvaguardia delle piante di moro esistenti e per la messa a dimora di nuove piante.
Tra la documentazione dell’archivio storico di Pavarolo troviamo molti esempi di questa realtà: con l’affissione di un manifesto, nel 1937, il Podestà rendeva noto a tutti il divieto di abbattimento e potatura dei gelsi sul territorio provinciale, in base alla legge vigente.

Troviamo anche provvedimenti in favore dei bachicultori che prevedevano premi di produzione per i bozzoli allevati dietro comprovata documentazione che doveva attestare le bollette d’acquisto del seme e la vendita dei bozzoli.

O le denunce dei singoli produttori di bozzoli di Pavarolo con l’indicazione della quantità (kilogrammi) di bozzoli ottenuti

In archivio ci sono anche gli avvisi per gli affitti all’incanto delle foglie di gelsi comunali a cui potevano partecipare i cittadini partendo da una base d’incanto.

Interessante anche la lettera dell’Ente Nazionale Serico (istituzione governativa del 1926 preposta a coordinare e a rilanciare la sericoltura italiana) che inviava ai Comuni opuscoli col testo della Legge e del Regolamento “sulla disciplina nell’uso del nome SETA che il Governo Fascista ha emanato per la tutela della seta e la moralizzazione del commercio dei filati, tessuti e articoli di seta”.

Secondo le disposizioni di legge tutti i negozi e magazzini che vendevano al pubblico filati, tessuti e articoli di seta dovevano essere provvisti di un cartello con la riproduzione del marchio di garanzia e i Comuni dovevano sorvegliare sull’applicazione di tale legge.

Il Governo nazionale aveva dunque promulgato la legge per la protezione di questo nome e per la difesa del consumatore aveva creato il Marchio Nazionale. La legge puniva chi spacciava per seta quello che non era tessuto con questa fibra. Scopo principale dell’Ente Nazionale Serico era di sollevare il prezzo della materia prima e incentivare l’economia territoriale e nazionale.
Fino all’ultima guerra, praticamente ogni famiglia contadina della pianura e della collina piemontese aveva un gelso, quando la produzione dei bachi da seta rappresentava la principale entrata della famiglia. A testimoniare la storia della gelsi-bachicoltura restano i documenti d’archivio che narrano le vicende di un albero e della coltura ad esso legata.