Nel 1879 alcuni Pavarolesi si opposero a una deliberazione del Consiglio Comunale in cui si deliberava “di addivenire alla soppressione della gran fogna esistente lateralmente alla strada pubblica in attiguità al gran muro della Parrocchia…dacchè una frana di quel ripaggio, avvenuta in occasione delle grandi piogge primaverili, ingombrò una quarta parte circa di quella fogna”.
Si temeva che la frana potesse pregiudicare anche il muro della parrocchia e per questo l’amministrazione comunale aveva deliberato la chiusura del fosso, ma chiuderlo, dicevano gli oppositori, avrebbe arrecato un gravissimo danno alla comunità che sarebbe stata priva di acqua in caso di incendio, inoltre la spesa per la copertura del fosso e per la costruzione di una nuova vasca sarebbe stata maggiore di quella per contenere la frana.
Viste le forti opposizioni si decise di ripristinare il fossato con la costruzione di nuovi muri di contenimento presso il campanile della parrocchiale dopo un’accurata perizia a cura del geometra Richieri Giuseppe.
Nel 1902 si ripresentarono le proteste per la ricolmatura della vasca esistente lungo la via maestra, usata per le attività domestiche e agricole. In una lettera al Prefetto alcuni pavarolesi sottolineavano che “per la natura del terreno il paese non può essere dotato d’acqua se non raccogliendo quella proveniente dalle piogge cosicché per l’avvenuta chiusura dell’unico fossato esistente nel capoluogo questo si trova da parecchi mesi privo di quanto è più indispensabile”.
Esisteva, è vero. un altro fossato in regione Olmetto e un piccolo rio nel fondo valle, ma queste acque erano scarse e poco utili perché lontane dall’abitato centrale. Il fosso centrale doveva quindi essere restaurato e non chiuso. Quando questo era coperto le acque si riversavano sulla strada causando danni alle proprietà circostanti. Perciò veniva richiesta la costruzione di un pubblico lavatoio e di un abbeveratoio che rispondessero alle esigenze della popolazione.
La Prefettura, accolta la richiesta dei cittadini scrisse al Comune perché deliberasse in merito alle costruzioni richieste e trasmettesse il progetto. È del 1903 il capitolato per l’impianto della pompa al pozzo comunale del centro, che avrà anche annesso “lavatorio” e “abbeveratorio”, affidato all’ingegner Bertoglio Giovanni.
Seguirono negli anni diversi interventi di riparazione alla pompa comunale finché nel 1924 anche il pozzo comunale venne risistemato, di conseguenza si decise di vendere la pompa con trattativa privata.
Nel 1931 “in seguito ad inquinamento delle acque del pozzo comunale” l’Amministrazione dovette di nuovo provvedere d’urgenza allo svuotamento completo delle acque e allo spurgo del pozzo. Per evitare che tale inconveniente potesse ripresentarsi, poiché il pozzo era aperto e l’acqua veniva sollevata con una fune metallica con tornio, il Comune decise di installare un nuovo impianto di pompa a tazze.